“I presepi ant ij such” è la forma linguistica in piemontese dell’equivalente italiano “I presepi nei ceppi”
Come in tutte le lingue e dialetti alcune parole o espressioni perdono significato e sfumature quando vengono tradotte in altre parlate..
Il “such” ( il suono “u” è quello della u francese e il “ch” è duro) in questo caso è ciò che rimane dell’albero una volta tagliato.
E’ quel misto di tronco e la parte delle radici ad esso immediatamente collegata.
Ma per divenire presepe il “such” deve trasformarsi, modificarsi.
Sono il tempo e le intemperie che producono tutto ciò. Nel passaggio da essere vitale a semplice oggetto il “such” si scava, si corrode, si ricopre di muschio. Assume una sua particolare identità.
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“I presepi ant ij such” vogliono rappresentare tutto ciò, valorizzare la poesia prodotta da un legno segnato dal tempo.
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La genesi dell’esposizione è molto semplice. In una passeggiata nelle vicine colline di Cuceglio, osservando i vari “such” disseminati nei boschi, li immaginai come tanti presepi naturali. Sarebbe bastato aggiungere le statuine. Da questa semplice considerazione, il passo successivo è stato di proporre la manifestazione denominata “ I presepi ant ij such”.
Chi espone il presepe dà la sua particolare interpretazione del “such” Abbiamo quindi presepi con una scenografia minimale rappresentata unicamente dal such medesimo. Altri invece più elaborati utilizzano il such come la sede di un ambiente ideale
Questa è comunque l’idea base. Un unico “such” deve servire per il presepe.